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La scintilla, il segnale e lo specchio

Nell’olografia quantistica (QIH), tutto ciò che vediamo, sentiamo e sperimentiamo non è fatto di materia solida. È costituito da bit di luce in rotazione, che chiamiamo vettori di stato quantistico (QSV), codificati su minuscoli bit quantistici chiamati qubit.

Ciascuno di questi qubit ruota come un minuscolo orologio luminoso e ciascuno ha una direzione e un tempo, che chiamiamo frequenza angolare, ovvero la velocità con cui l’angolo della luce cambia nel tempo.

Questo movimento rotatorio non definisce solo il tempo, ma anche l’energia, la curvatura e ciò che consideriamo massa.

Ma ecco il punto fondamentale: ciò che percepiamo come “realtà” non è la rotazione in sé.

Quello che percepisci è la sua proiezione, la sua impronta.

Ora immagina di osservare la luce del sole che brilla sulla superficie di uno stagno.

Noterai quei bagliori luminosi, quella danza scintillante e luccicante della luce.

Quei bagliori si verificano dove la luce cambia più rapidamente, dove l’angolo della luce ruota rapidamente. Questo è ciò che i fisici chiamano derivata, un luogo in cui le informazioni si muovono con maggiore intensità.

Queste sono le scintille, i veri segnali nel sistema.

Ora guarda il riflesso nell’acqua.

È liscio. È calmo. Assomiglia al mondo che lo circonda.

Quel riflesso è l’integrale. È il risultato di tutti quei frammenti di luce rotanti che vengono sommati, levigati e trasformati in un modello coerente che la tua mente può comprendere.

Questa è la proiezione.

Nel QIH, questa trasformazione, dalla frequenza angolare rotante a un’immagine liscia, è esattamente il modo in cui viene resa la realtà. È ciò che trasforma lo spin quantistico in geometria, nel mondo che vi circonda.

Possiamo descrivere questi vettori di luce rotanti in questo modo:

Ognuno di essi è una piccola onda con una direzione, una forza e una fase.

Quando li sommate tutti insieme, interferiscono tra loro, come increspature sull’acqua.

Dove si accumulano, si ottiene la materia. Dove si annullano, si ottiene lo spazio.

E la curvatura dello spazio, la forma dell’universo, deriva dalla forza con cui queste onde luminose ruotano.

Più veloce è la rotazione, più lo spazio si curva.

All’interno del tuo cervello ci sono minuscole strutture chiamate microtubuli. E questi microtubuli non sono solo biologici, sono quantistici.

Sono anch’essi costituiti da qubit.

Ciò significa che la tua mente non si limita a guardare la proiezione.

È parte del processo di rendering.

I tuoi microtubuli ricevono questi segnali luminosi rotanti e, attraverso una trasformazione di Fourier naturale, proprio come nell’elaborazione dei segnali, trasformano quella frequenza angolare in consapevolezza, in memoria, in sensazioni.

Tu non sei separato da questo sistema.

Tu sei il modo in cui il sistema guarda se stesso.

La singolarità, il centro di ogni buco nero, non è un punto nello spazio.

È un campo di puro spin. Un dominio in cui esistono tutte le frequenze angolari possibili, tutte insieme, in perfetta sovrapposizione.

E ciò che vedete, l’universo, è la proiezione di quel campo rotante.

Proiettato attraverso l’entanglement quantistico sullo schermo olografico, codificato in qubit rotanti tutt’intorno a voi,

che interferiscono, si rafforzano e si annullano per creare forma e vuoto.

Questo è ciò che ci insegna il QIH:

La realtà non è fatta di particelle.

È fatta di luce rotante.

Non in teoria. Letteralmente.

Ogni volta che guardi un riflesso sull’acqua…

Lo scintillio è il segnale.

L’immagine è lo specchio.

E tu sei il renderizzatore.

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