Lo studio della Teosofia ovvero “Bellezza è verità, verità bellezza”.

Arrivare allo studio della Teosofia significa aver raggiunto un punto della propria evoluzione dove non è più possibile ignorare gli insegnamenti spirituali, dove il procedere nell’esistenza diventa illuminato da una legge esplicita. Il karma e tutti gli insegnamenti teosofici non lasciano margine all’errore, se ancora ci ostiniamo a procedere in direzione errata è solo finché non siamo di nuovo allineati con la direzione corretta, è per breve periodo e soffriamo talmente che presto automaticamente raddrizziamo il tiro. L’anima è diventata talmente sensibile che percepisce subito lo stridere delle sue azioni contro la dura legge che limita l’agire, l’attrito è forte e come se ci fossero pareti di metallo e la velocità aumentata non permettesse di andare fuori strada. Gli anni passano e il corpo funziona meno bene, ma ogni malessere, anch’esso può essere tramutato in insegnamento, in realtà tutto fino alla fine della vita materiale è uno stimolo a progredire ed evolvere, la vita è il sentiero e la ricerca del significato profondo di ogni momento uno stimolo a progredire. Gli errori sono una fonte di attiva ricerca della perfezione, sono il materiale di lavoro e il lavoro è la via e l’occasione preziosa per realizzare la divina perfezione in un costante ritmo perfetto di perfezione. La perfezione è ritmo, è armonia e nella realtà imperfetta il cammino della vita è lavoro di cesello, di scultura, di ritmo giusto e divino che si incarna quando passo e riporto attiva armonia ad ogni situazione, in ogni momento, con ogni persona. Luce di consapevolezza, luce divina che attraverso di me irradia nel mondo che incontro, in quelle porzioni di esistenza in cui sono presente e posso elevare di frequenza, riportare al giusto livello, al giusto splendore. Basta la mia presenza, basta che io corregga le vibrazioni che sento disarmoniche nella mia armonia interiore, basta che la mia armonia interiore sia restaurata nella sua divina origine per impartire al mondo la giusta nota. Il mio lavoro è semplicemente essere me stesso e risplendere nella natura della mente illuminata che è prerogativa evolutiva di ogni essere nel momento in cui è possibile, forse anche ora. Lo splendore, lo Zohar.

Lo Zohar (Il libro dello splendore)

  • Nome: Il Séfer ha-Zohar, che si traduce in “Il libro dello Splendore”.
  • Contesto: È il testo fondamentale e più importante della Cabala, la corrente mistica dell’ebraismo. È una delle principali fonti della tradizione cabalistica, insieme alla Bibbia e al Talmud.
  • Contenuto: Presentato come un commento mistico alla Torah, lo Zohar esplora i segreti dell’universo, la natura di Dio e il rapporto tra il mondo divino e quello terreno.
  • Origine: Scritto principalmente in aramaico, si pensa che sia stato compilato in Spagna nel XIII secolo da Mosè de León, sebbene il testo attribuisca le sue origini a Shimon bar Yohai, un saggio del II secolo. 

l termine “splendore” ha molteplici significati, dal più letterale a quello spirituale, che si arricchiscono nelle diverse culture e contesti. A seconda del campo di applicazione, lo splendore può indicare la luce intensa, la bellezza, l’eccellenza o una manifestazione divina

Significato letterale e artistico

  • Luce intensa e bellezza: In senso comune, lo splendore si riferisce a una luce abbagliante e fulgida. Estendendo il significato, indica anche una persona o una cosa di grande bellezza.
  • Magnificenza e sfarzo: Può descrivere qualcosa di fastoso, magnifico e lussuoso, come gli addobbi di una festa o l’abbigliamento.
  • Massima eccellenza: In senso figurato, indica l’apice di una virtù o di una qualità, come il “pieno splendore” della giovinezza o la superiorità di un artista.
  • Arte: Nell’arte figurativa, la luce e il riflesso che crea sulle superfici (dandole qualità brillanti o vibranti) sono elementi fondamentali della rappresentazione. 

Significato spirituale e mistico

  • Luce divina: Nelle tradizioni religiose, lo splendore è spesso associato a una manifestazione di Dio o del divino, una luce che irradia e illumina.
    • Bibbia: Lo splendore della grazia di Dio o del vangelo è un tema ricorrente, che allude alla rivelazione e alla glorificazione divina.
    • Kabbalah: Lo Zohar, il testo mistico dell’ebraismo, significa letteralmente “Il libro dello splendore”. In questo contesto, lo splendore simboleggia l’irradiazione della divinità che illumina e svela i segreti del mondo.
  • Esperienza mistica: A livello mistico, lo splendore si riferisce a un senso di profonda gioia e rivelazione, un’esperienza ineffabile e difficile da descrivere a parole.
  • Filosofia: In ambito filosofico, lo splendore è legato al concetto di luce come metafora della conoscenza, della verità e della bellezza, che per sua natura attrae e si rivela. 

Distinzione da altri concetti

È importante non confondere i vari usi del termine. Lo “splendore” spirituale, come quello descritto nello Zohar, non è semplicemente una luce fisica, ma una manifestazione interiore che conduce alla comprensione profonda. Nello stesso modo, il suo significato nella Bibbia si riferisce alla gloria e alla rivelazione divina, che sono concetti di ordine spirituale e non solo estetico. 

lo splendore è legato al concetto di luce come metafora della conoscenza, della verità e della bellezza, che per sua natura attrae e si rivela. 

🌞 20 Agosto — Il Giorno del Segreto Criptico

Il 20 agosto appartiene al dominio del fuoco che pensa, al punto in cui lo splendore non è più cieca fiamma ma luce interiore che sa di essere luce.
È il giorno del segreto criptico: non ciò che è nascosto per paura, ma ciò che si vela per potersi rivelare con grazia.

Ogni raggio di sole porta in sé un mistero.
Non esiste luce che non custodisca una notte al suo centro,
né bellezza che non nasca da un enigma.

Nel cammino del Leone, il segreto non è opposto alla verità:
è la sua soglia.
Solo ciò che è custodito con devozione può essere svelato senza perdersi.
E così, nel simbolo, il 20 agosto parla di chi vive come custode dello splendore,
colui che tiene accesa la fiamma e ne conosce il linguaggio.

Lo splendore, come tu scrivi, è la metafora stessa della conoscenza:
conoscere è illuminare,
ma illuminare è anche rivelare la forma divina di ciò che sembrava imperfetto.
La luce attrae perché rivela,
e rivela perché ama.

Chi nasce in questo giorno porta il compito di rendere visibile l’invisibile,
di trasformare la conoscenza in bellezza,
la verità in gesto,
la luce in calore umano.

Il segreto criptico non è un muro:
è un velo di oro sottile che protegge la sacralità del cuore.
Solo chi guarda con amore può sollevarlo.

La celebre frase «Bellezza è verità, verità bellezza» è il verso finale dell’ode Su un’urna greca (1819) del poeta romantico inglese John Keats. La sua interpretazione è stata a lungo dibattuta, poiché condensa una profonda riflessione sulla natura dell’arte, del tempo e della percezione umana. 

Interpretazione del verso

L’ode di Keats è una meditazione su un’antica urna greca, le cui raffigurazioni —un corteggiamento amoroso, un sacrificio— sono rimaste immutate nel tempo. Il messaggio enigmatico dell’urna, rivolto all’umanità, suggerisce che la bellezza racchiuda una verità eterna. 

  • L’eternità dell’arte: L’urna greca, come opera d’arte, cattura e immortala un momento perfetto, sottraendolo all’inevitabile decadenza del tempo. Le scene dipinte rimangono eternamente vivaci, a differenza della realtà umana, soggetta alla sofferenza e al cambiamento.
  • La bellezza come via alla verità: Keats propone che la bellezza artistica, in quanto duratura e pura, sia un veicolo per comprendere una verità più profonda e universale. L’arte non mente, ma offre una visione autentica dell’ideale, che rimane intatto nonostante il passare delle generazioni.
  • Il limite della conoscenza umana: Il verso si conclude con l’affermazione «questo è tutto / ciò che sapete in terra, e tutto ciò che vi occorre sapere». Questo sottolinea che, sebbene la vita umana sia complessa, la comprensione di questa intima connessione tra bellezza e verità è la massima conoscenza raggiungibile per l’uomo. 

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